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Saranno resi noti attraverso le ricche pagine dell’annuario che uscirà prossimamente, i risultati della nuova indagine messa a punto dalla società di studi carsici “Lindner” di Ronchi. Nei mesi scorsi, infatti, il sodalizio ha dato vita al progetto “Grotta di Monteprato”, sotto la supervisione del geologo Graziano Cancian. Esso, va detto, ricalca a grandi linee quanto è stato fatto lo scorso anno per la grotta di Boriano, meglio conosciuta come la grotta dell’Acqua, sul Carso triestino.

In questa occasione è stata presa in esame una cavità molto nota, stavolta nella provincia di Udine e studiata in tutti i suoi aspetti. La grotta si trova l’abitato di Monteprato in comune di Nimis ed ha un andamento in salita, costituito da due grandi sale, collegate da un salto, sempre in salita, di 5 metri. Continua poi nello stretto, per uno sviluppo noto attorno ai duecento metri. Si tratta di una delle grotte più conosciute del Friuli, infatti si ha notizie di sue esplorazioni fino dal 1885. Secondo la leggenda è stata usata come rifugio da disertori dell’esercito napoleonico. A luglio società di studi carsici“Lindner” ha iniziato le prime ricerche effettuando una ricca e completa documentazione fotografica che ha preso in esame sia il lato puramente estetico sia le particolarità geologiche. Inoltre sono stati osservati diversi esemplari di fauna cavernicola e sono stati raccolti campioni di suolo e qualche sottile incrostazione sulle rocce. Tutte queste ricerche proseguiranno nei mesi futuri e saranno affiancate dal rifacimento di un rilievo topografico di dettaglio, che servirà da base per gli studi geologici.(l.p.)

Fonte articolo: Il Piccolo

 

 

 

GROTTA DI NIMIS AI RAGGI X
Continuano le ricerche riguardanti il “Progetto grotta di Monteprato” da parte della Società di studi carsici “Lindner” di Ronchi dei Legionari. Questa nuova iniziativa prevede lo studio multidisciplinare della grotta, che si apre appunto nei pressi di Monteprato in comune di Nimis. In questo periodo sono già a buon punto le ricerche mineralogiche ed infatti sono stati esaminati diversi campioni tramite la diffrattometria a raggi x nel Dipartimento di geoscienze dell’Università di Trieste. In particolare è stata effettuata la caratterizzazione del deposito di riempimento limoso della sala superiore, che è risultato composto da un’alta quantità di fillosilicati, da abbondante quarzo, da scarsi feldspati e scarsa calcite. Questi dati serviranno per meglio studiare lo sviluppo e l’evoluzione di questa cavità naturale. Si è avuta poi la conferma che alcune incrostazioni marrone sono composte da idrossiapatite, un fosfato di calcio che qui si è formato per l’azione del guano dei pipistrelli sulla roccia e sulle concrezioni. E’ stata studiata, infine, una piccola stalattite eccentrica, che si trovava in una nicchia, bene riparata. E’ risultata costituita solo da calcite, il che permette di concludere che l’eccentricità non è dovuta ad anomalie mineralogiche o a correnti d’aria, ma, più probabilmente, a movimenti della roccia che sono avvenuti in tempi recenti e che probabilmente continuano tuttora. Sono state effettuate anche le prime analisi chimiche speditive di una piccola sorgente che si trova nell’interno della prima caverna. A questo scopo sono stati usati dei kit e degli strumenti portatili perché si è voluto effettuare le indagini proprio sul posto, in maniera da avere valori precisi. Un’altra squadra, composta da Maurizio Comar, Andrea Colus e Marco Petruzzi, ha iniziato, infine, a stendere un nuovo rilievo topografico, più accurato, che servirà da base per tutte le successive indagini e soprattutto quelle geologiche.

Fonte articolo: Il Piccolo